Il Ritorno alla Vita!

Il mio nome è Marco, ho 32 anni, e sono un trapiantato renale.

La mia storia ha inizio nel lontano 2010 quando ebbi strani sintomi, inizialmente sottovalutati dal mio precedente medico, ma dopo degli accertamenti nel reparto di nefrologia di Vicenza, arrivò la diagnosi di glomerulonefrite di Berger. Purtroppo era in stato avanzato e si era già prodotta un’insufficienza renale, le terapie adottate negli anni successivi non sono servite molto se non a rallentare il decorso della malattia.

Ho modificato molto il mio stile di vita e seguivo alla lettera i consigli della dietologa; passavo settimane a fare mille ricerche nella speranza di trovare qualche ricerca innovativa, ma ero consapevole che il decorso, seppur lentamente, sarebbe stato progressivo, infatti ricordo bene l’ansia che provavo ad ogni controllo, e puntualmente anche se minimamente, i valori del sangue peggiorarono. A 20/25 anni, si hanno mille sogni, progetti e desideri, e si ha la voglia di spaccare il mondo, io invece lottavo per mantenere forte il morale non pensando alla mia patologia, tenendo in piedi l’azienda agricola (Apicoltura BZ) di famiglia tramandata dal padre e programmando il matrimonio con la mia meravigliosa moglie Magda.

Nel 2019 le cose peggiorarono nettamente, i valori cominciarono ad essere critici e venni preso in carico dall’ambulatorio trapianti dell’ospedale di Vicenza, dove mi annunciarono che a fine anno sarei entrato in dialisi perché i miei reni non ce la facevano più, e avrei avuto bisogno di un trapianto. Fu veramente una pugnalata al cuore, mi sentii morire, oltre al fatto che anche fisicamente ne risentivo moltissimo, ero una pezza, senza forze, la pressione che saliva alle stelle, viso e caviglie gonfi; furono mesi terribili.

Parlai in famiglia della cosa, i miei fratelli non se la sentivano, solo mia sorella, qualche cugino e mio Zio Giorgio, vennero all’appuntamento informativo per una possibile donazione. Soprattutto mio zio fin da subito si propose senza nessuna remore o dubbio, e i medici decisero di cominciare la miriade di esami pre trapianto per valutare compatibilità e perfetto stato di salute di entrambi. Furono 4 mesi lunghissimi con decine di appuntamenti, controlli, esami di ogni tipo, per entrambi, con anche il problema Covid nel mezzo che ha rallentato e complicato il tutto. Nel frattempo, a febbraio 2020, cominciai le dialisi all’ospedale di Santorso.

Ci sarebbe da parlare ore sulla dialisi, su come da un lato ti tiene in vita ma dall’altro ti ruba l’anima. Uno pensa alla dialisi come 4 ore 3/4 volte a settimana dove ti tocca restare sdraiato attaccato ad una macchina, ma in realtà la vita in dialisi è tutt’altro.

La vita in dialisi è fatta di costanti e continui sacrifici, rinunce, tutto condizionato da cosa puoi o non puoi mangiare, da quanto puoi dannatamente bere poco, dai tagli sulle labbra dalla sete, dai crampi infernali notturni, dall’impossibilità di lavorare normalmente, di andare in vacanza o farti semplicemente un bagno al mare, dalle infezioni, dalle decine di farmaci che devi assumere, e tutto questo porta una persona a deteriorarsi lentamente. L’unica cosa che ti fa lottare è la speranza nel trapianto, come una luce nella tempesta a cui resti disperatamente aggrappato, e alle persone che ti vogliono bene e che ti sostengono. Sono stati mesi interminabili e per me sono stati pesantissimi.

A fine giugno però arriva la meravigliosa notizia che esami e controlli vanno benissimo, io e mio zio Giorgio, abbiamo una buona compatibilità e il trapianto si può fare, ricordo ancora la telefonata del medico che mi seguiva, la dottoressa Gastaldon, che mi annunciò la data del trapianto, 7 LUGLIO 2020.

Mio zio Giorgio, 64 anni, grande persona benvoluta da tutti, amante della bici, da sempre iscritto alla Fidas e che ha fatto della donazione un suo mantra di vita, stava per fare un atto di assoluta generosità donando a me un suo rene.

Quel giorno lo aspettai con ansia, la mattina entrai con mio zio ma in reparti differenti, io ero nel reparto trapianti dell’ospedale di Vicenza, pochi posti letto e tutto il personale super gentile e disponibile, ricordo feci l’ultima dannata dialisi e dopo i controlli di routine la mattina seguente entrai in sala operatoria, in un turbine di emozioni tra paura, ansia ma in trepida attesa che tutto andasse bene e potessi ritornare a vivere.

Mi svegliai la notte seguente in terapia intensiva, ho pochi vaghi ricordi di quei momenti, causa anche degli antidolorifici, ma so solo che mi ripresi molto velocemente e di giorno in giorno riprendevo vita, mi sentivo sempre meglio, impressionante il vedere quanto bene stavo e capire realmente quanto male invece stavo prima. Mio zio dopo una settimana tornò a casa, mentre io dopo una ventina di giorni. Devo ringraziare moltissimo medici, infermieri e tutto il personale del reparto trapianti di Vicenza che hanno una grande professionalità e anima e mi hanno aiutato molto.

Nelle settimane e mesi successivi tra alti e bassi, controlli ed esami scrupolosi, tornai finalmente alla vita normale, alla mia famiglia, da mia moglie, al mio lavoro e al crossfit lo sport che pratico con passione da anni e che mi ha sempre dato la determinazione di non mollare mai, e che ora ho ripreso a fare.

Oggi sto bene, sono felice di stringere anche la mia piccola Isabella, nata da poco, abbracciare mia moglie Magda che mi ha sempre sostenuto, allevare le mie api che adoro tanto, e vivere la vita a pieno ben consapevole del dono che ho ricevuto, per questo voglio dirti, GRAZIE ZIO!

di Marco Zanconato

 (tratto da Rivivere n.69, Natale 2021)

 

Marco con la moglie Magda

 

Lo zio Giorgio in uno dei suoi giri in biciletta.

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